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McQuaid mette in guardia. Il Made in Italy si difende

04 set 2011

Qualche tempo fa Pat McQuaid, presidente dell’UCI, ha lanciato un allarme circa l’utilizzo dei telai in carbonio. Messa così com’è arrivata la comunicazione da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale appariva certamente allarmante.

In sostanza, McQuaid metteva in guardia sull’utilizzo di telai in fibra di carbonio di provenienza cinese acquistati a pochissimo (20-30 dollari) e rivenduti a peso d’oro da marchi più o meno grandi.

Una dichiarazione del genere e da tale personaggio, insomma, va ad alimentare tutti quei dubbi che proprio le aziende cercano di parare. Prima della questione economica (perché pagare migliaia di euro un telaio che costa così poco all’origine?) il dubbio è sulla sicurezza. In giro c’è davvero di tutto e l’allarme è comunque da valutare.

Quanti telai

Tutto sommato, però, non è che McQuaid abbia scoperto qualcosa di nuovo. Si sa che in Oriente ci sono diversi livelli di produzione. Fondamentalmente sono tre che vanno dalla gamma più alta a quella più economica (cui evidentemente fa riferimento il comunicato UCI). Ogni azienda si comporta in base al proprio stile e alle proprie abitudini e certo bisogna fare attenzione: per massimizzare i profitti la tentazione di sfruttare il margine maggiore c’è. Ma la qualità di ciò che si compra poi si vede pure o lo si scopre all’improvviso. Difficile che un grande marchio metta a repentaglio il suo nome in questo modo. Il danno sarebbe troppo grande.

Orientali sempre più all’attacco

Erano numerosi gli orientali in giro per gli stand a proporre i loro cataloghi di telai in carbonio (ma anche per quanto riguarda accessori e abbigliamento). E se ne vedevano parecchi anche presso i marchi importanti. D’altra parte proprio i nomi più noti sono pure attenti alla qualità dei loro prodotti: immettere sul mercato un telaio non adeguato al nome o, peggio ancora, pericoloso per l’utente, diventa un rischio per l’azienda. Ne vale la pena?

Tanto più che progetta internamente, anche se fa produrre in oriente dove i costi sono molto più bassi, tiene comunque d’occhio la qualità dando specifiche ben precise ed avendo anche personale sul posto per il controllo qualità (nonostante le indicazioni pare che i gli orientali sul controllo qualità tendano ad essere un po’ di manica larga).

Sui costi di lavorazione in Oriente la battaglia è persa in partenza, inutile starci a ragionare. Con buona pace dei nostri sindacati, lì si lavora spesso in barba anche a leggi che da noi sono acquisite ormai da tempo in termini di attenzione dei diritti dei lavoratori. Inutile cercare di fare il paragone. Tanto più che la qualità orientale è ormai a livelli più che buoni. Sull’alto di gamma, è un dato di fatto, la produzione è più che buona e i telai superano tutti i test di certificazione. Anzi, in alcuni casi l’industrializzazione del prodotto i cui costi sono giustificati dalla quantità della richiesta garantisce una costanza di qualità su tutta la linea. Proprio lì dove gli artigiani improvvisati corrono più il rischio di sbagliare. L’unica difesa dal mercato orientale sarebbero le norme antidumping, invocate anche dalle nostre aziende... poi però si cerca comunque di andare “di là” a risparmiare. E siamo punto e a capo.

Occhi aperti però. Il messaggio di McQuaid, probabilmente, deve essere interpretato in questo senso (anche perché sembrerebbe strano che il presidente dell’UCI non sia al corrente di quanto abbiamo detto).

Se i prezzi sono sospetti

E occhi aperti anche a cosa si acquista e da chi si acquista. Che il carbonio non sia tutto uguale lo sappiamo, ma capita di vedere proposte di telai identiche a modelli di alta gamma di grosse aziende. Apparentemente non cambia niente: la forma è quella in tutti i dettagli. Come si spiega questo?

L’industria del falso sta diventando sempre più pericolosa. E se un negozio si vede offrire un telaio top di serie ad un prezzo sospetto è probabile che quel telaio abbia qualche cosa che non va.

«Il rischio maggiore è nell’impiego di stampi esausti» ci dicevano in fiera. Lo stampo con cui viene realizzato un telaio in monoscocca ha una vita definita. Una volta terminato il ciclo di lavorazione per cui è stato profettato va buttato via perché non garantisce più la bontà del prodotto. Ma è a questo punto che viene utilizzato per realizzare telai a basso costo e “falsi d’autore”. Questo avviene per i telai ma anche per gli accessori.

Mesi fa un grande produttore di ruote ci metteva in allarme per aver ricevuto in garanzia da un ignaro (ed evidentemente in buona fede) cliente una ruota che è risultata essere una copia di un modello di serie. Il cliente non si era accorto, o più probabilmente non sapeva, che sul modello originale le scritte sul cerchio sono incise, non applicate con un adesivo.

In questo senso eBay è il territorio preferito per questi commerci illeciti. Attenzione quindi a cosa si acquista e da chi. Al di là dei prodotti rubati, che espongono al rischio di trovarsi nei guai con la legge, c’è proprio il pericolo di acquistare qualcosa di pericoloso. In bicicletta, poi, ci andiamo noi a ottanta all’ora in discesa.

Guido P. Rubino

Una giostra speciale vista ad Eurobike; in apertura un telaio in titanio simbolo di lavorazione italiana: Passoni. Ma sono tanti, e anche sul carbonio, gli artigiani che difendono il nostro Paese.