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Masi Speciale Corsa di Antonio Maspes

Quando Faliero Masi costruì questa “Masi Speciale Corsa” stava pensando ad Antonio Maspes uno dei pistard più forti di sempre. I tubi in acciai rinforzari servivano a cercare il massimo della rigidità e nonostante tutto, ben presto, neanche questo bastò più a Maspes. Tanto che si dovettero studiare tante soluzioni più o meno segrete.

La prima cosa che si nota su questa bicicletta è sulle ruote. Il mozzo è a flangia larga così come andava un tempo. La rigidità delle ruote, ci siamo arrivati anche oggi, è alla base di qualsiasi bicicletta degna dell'aggettivo “rigida”. Tanto più che su pista il comfort è un concetto relativo. Le bici si usano per gare generalmente limitate nel tempo e comunque su un fondo liscio e perfetto. E allora via a saldare i raggi sull'incrocio. Poco male se poi per sostituirne uno bisogna cambiarne due. Ridurre la flessibilità della ruota significa scaricare più potenza sulla pista.

La catena è a Passo Humber, come si usava in quei tempi

Successivamente, per lo stesso Maspes, Masi si inventò una modifica al telaio: «Quando scattava in uscita di curva faceva svirgolare il telaio perché i tubi del carro posteriore non riuscivano a contenere la sua potenza – spiega oggi Alberto Masi – e allora si penso di inserire un rinforzo sui forcellini posteriori». Sono quelle finestrelle che poi sono comparse anche su altre bici non da pista. E Maspes proseguì a scrivere la storia della pista.

La bicicletta che vedete in questa pagina è datata 1949 ma probabilmente è anche più recente.