RSS

Nuovi regolamenti UCI, le aziende fanno fronte comune

03 gen 2009

Nel centro c'è anche un laboratorio dedicato a ottimizzare la posizione in bicicelttaUna piccola bufera si sta abbattendo nel mondo dl ciclismo. Parliamo di regolamenti tecnici che stanno causando più di qualche preoccupazione per le aziende. Quando in prossimità  del 2000 si stabilì il nuovo regolamento tecnico sulle biciclette l'Unione Ciclistica Internazionale si mosse per limitare l'esaltazione del mezzo meccanico rispetto all'atleta. In sostanza il fine, tutt'ora vigente, è di far sì che venga esaltata la qualità  dell'atleta rispetto alla bicicletta. Principio condivisibile sicuramente.

Il problema è però stabilire un regolamento che fosse uguale e applicabile per tutti. Imporre misure fisse su un mezzo soggetto a misure differenti rischia di mettere in condizioni di disparità  gli atleti creando uno svantaggio per i più alti e i più bassi.

A inizio anno l'UCI ha rilanciato con aggiornamenti al regolamento che sono piombati come una bomba soprattutto tra i costruttori.

Quello che più ha fatto e sta facendo discutere riguarda l'imposizione del rapporto aerodinamico tra le superfici dei materiali. Nel nuovo regolamento si parla dell'obbligatorietà  di una proporzione 1:3 tra le superfici. Un manubrio la cui larghezza è di tre centimetri deve avere uno spessore di almeno un centimetro e così via in proporzione. Addio componenti a lama quindi e il problema non è solo dei manubri. Ad essere coinvolti in questo discorso possono essere anche alcuni particolari reggisella aerodinamici e persino qualche telaio. Per non parlare delle ruote di cui diversi modelli potrebbero diventare rapidamente fuori legge.

Basta adeguarsi, verrebbe da dire, ma non è così semplice. La maggior parte dei componenti che cadrebbero sotto la mannaia dell'UCI sono realizzati in fibra di carbonio. Lavorazioni piuttosto costose poiché la costruzione di uno stampo per il carbonio non è affatto economica. Non è una novità  che tra i componenti (ma anche tra i telai) molte forme tendano a ripetersi poiché chi realizza questi componenti cerca di riutilizzare gli stampi per ammortizzarne i costi. Poi viene differenziata e modificata la fibra di carbonio da cui derivano prodotti di diversa qualità.

Ora trovarsi improvvisamente a rifare tutti gli stampi per adeguarsi alle nuove regole diventa uno sforzo decisamente impegnativo per le aziende visto che quasi tutte si trovano ad essere fuori specifiche. Il fine di tutto questo? Una non ben chiara idea di sicurezza, quando si tratta comunque di componenti più che collaudati.

Che si fa allora? Proprio questa regola sull'aerodinamica è riuscita lì dove altri tentativi avevano fallito: unire le aziende per fare una voce unica nei confronti dell'UCI. Ad essere in discussione non è solo l'ultima regola, ma anche le precedenti. A cominciare dal peso delle biciclette. Le voci che avevamo raccolto già  al Giro d'Italia da più di un costruttore di biciclette erano proprio in questa direzione: ormai una bici a meno di 6,8 chilogrammi può essere realizzata senza alcun rischio per quanto riguarda la sicurezza. In giro, anzi, già  ce ne sono e utilizzate pure dai corridori professionisti. Solo che per essere regolamentari vengono appesantite di proposito dai meccanici.

L'ultima, appunto, è la necessità  di ispessire i manubri nelle prove a cronometro. La regola è stata rimandata nella sua applicazione mentre ai mondiali di Mendrisio si è iniziati ad applicarla permettendo ai corridori di utilizzare i vecchi manubri fuori norma aggiornati con un kit di modifica che ne ispessisce le forme. A ben guardare alcuni modelli restano al di fuori delle specifiche indicate dall'UCI ma, considerata la situazione c'è una certa tolleranza, almeno per quest'anno. Dal 2010 le regole dovrebbero essere applicate rigidamente.

Il fronte comune delle aziende è molto positivo per il sistema. Aprire un dialogo serio con chi ha a che fare tecnicamente con i materiali sarà  utile per applicare regole più giuste ed equilibrate. E, in definitiva, è anche giusto tenere conto delle difficoltà  economiche dell'applicazione di certe regole se non giustificate da motivi di sicurezza. D'altra parte componenti pericolosi sul mercato è difficile che ne compaiano visto il regolamento già  molto serio applicato in termini di collaudi e omologazioni per l'immissione sul mercato dei prodotti.

L'organizzazione proposta dalle aziende si chiama Gocem e potete torvarne i fondamenti su questo sito (in inglese).

Voler limitare la bicicletta da corsa allo stato attuale (anzi, tornando pure un po' indietro) significa comprometterne l'evoluzione. Prendere un po' esempio dalla mountain bike dove i regolamenti sono meno restrittivi potrebbe essere un punto di partenza. L'evoluzione e la ricerca nel settore fuoristradistico sono fiorenti anche per questo motivo.



totale 1 commenti:

Libertà=sicurezza di: Alessandro Catanzano

L'equazione regolamento=sicurezza è assurda. Invece è proprio la libertà anche nell'ingegneria che produce la sicurezza, attraverso quel meccanismo meraviglioso che è il mercato.