7 ago 2013 – Le abbiamo viste all’opera al Tour del France, le abbiamo viste tornare dopo anni di oblio che ormai nessuno sembrava crederci più. Ricordate le Biopace di Shimano? Roba anni ’90 che, dopo un po’ di curiosità, è stata abbandonata dal mercato.
Le guarniture ellittiche ora sono tornate. E non è solo una questione di moda o di marketing, sono state proprio reinventate. Tanto più che spesso le troviamo in cima agli ordini d’arrivo delle corse più importanti.
E allora ne abbiamo provata una, messa a disposizione dell’azienda Rotor, spagnola, tramite il distributore italiano: la Larm di Bologna.
Il montaggio è piuttosto facile. Rotor, al di là delle guarniture con moltipliche ellittiche (ma vi si possono montare su anche delle normalissime circolari), è specialzzata nei movimenti centrali con compatibilità di praticamente tutti i sistemi. L’unico limite è lo spazio effettivo che c’è nel movimento centrale. Per il resto c’è tutto. E per le proprie guarniture ha studiato la situazioni in maniera da renderle compatibili con praticamete tutti i telai presenti sul mercato.
Occhio al deragliatore
Essendo il diretto interessato con le moltipliche ellittiche, il deragliatore richiede qualche attenzione in più al momento del montaggio della nuova guarnitura. Se si mantiene una moltiplica con lo stesso numero di denti di quella circolare sarà necessario alzare un po’ la posizione di fissaggio sul telaio. Nessun problema, nel nostro caso, trattandosi di un deragliatore a fascetta, ma non ci dovrebbero essere probleami nemmeno con i modelli a saldare. Il riferimento è sempre di circa un millimetro e mezzo di distanza dai denti e va preso sull’ellisse maggiore. Altrimenti si andrebbe inesorabilmente all’impatto tra denti e deragliatore.
Il funzionamento che ne consegue è comunque preciso, non abbiamo notato difetti di sorta al riguardo.
Si pedala
Messo a punto il sistema si parte per le prime pedalata. Qui, lo diciamo subito, conviene aver letto in precedenza il manualetto di istruzioni della guarnitura. È presente anche, in pdf, sul sito Rotor. Serve a capire le sensazioni cui si andrà in contro e, soprattutto, a riconoscere come orientare al meglio l’ellisse della guarnitura.
Sì, perché il vantaggio delle Rotor e delle moltipiche ellittiche moderne è proprio nel poter personalizzare l’orientamento dell’ellisse in base alle proprie caratteristiche. Prima di fare questo, tuttavia, conviene prendere un po’ confidenza con un tipo di pedalata che è inevitabilmente diverso a quel che si è abituati con guarniture circolari. La sensazione immediata è di sentire subito una maggiore resistenza in fase di spinta, quella in cui si riesce, però, a fare anche maggiore forza, per contro la fase successiva può far andare un po’ “a vuoto”, la pedalata. Il “tac” che si sente dal movimento centrale può far pensare che il sistema si sia allentato, ma basta una verifica veloce per capire che si tratta solo di una perdita di trazione.
Ci vuole qualche chilometro per ritrovare la giusta coordinazione, è il “brain training” come lo hanno definito in Rotor (l’allenamento del cervello al nuovo movimento) ma se questa non dovesse arrivare può convenire rivedere l’orientamento dell’ellisse.
In ogni caso, assicurano da Rotor, una fase di adattamento è necessaria perché si va verso una diversa distribuzione del lavoro muscolare “che andrà a interessare fasce muscolari prima meno interessate nella pedalata”.
I vantaggi
Nelle ultime righe abbiamo già iniziato a rispondere al quesito fondamentale: serve davvero la guarnitura ellittica?
Ne avevamo già parlato in questo articolo (cliccare qui) e certamente si nota una pedalata più armoniosa rispetto a soluzioni di parecchi anni fa che avevano intuito cosa si poteva fare ma non l’hanno messo in pratica nel modo più efficace. In diverse prove di sforzo cronometrate i risultati riportati sono, in molti casi, decisamente interessanti fino ad una riduzione del consumo di ossigeno a parità di perfomance.
Quello che si desume dai test, in sostanza, è un migliore adattamento della meccanica della bicicletta alla meccanica umana, mentre con le guarniture ellittiche l’accento è posto di più nella direzione contraria. D’altra parte il movimento della pedalata, per le caratteristiche fisiologiche del ciclista e la posizione in sella non è affatto uniforme.
Studi al di fuori (e precedenti) a questo citato, hanno messo in evidenza come l’idealizzazione della pedalata rotonda sia un concetto che rimane solo nell’immaginario poiché di fatto le varie fasi di pedalata prevedono forze molto diverse applicate alle pedivelle. E non potrebbe essere altrimenti. Le guarniture ellittiche, in questo senso, pur non eliminando il punto morto (nel senso che ci sarà sempre una fase di minore applicazione della forza), vanno nella direzione di assecondare meglio la spinta proveniente dal ciclista.
Flow
È il modello che ci è stato inviato per il nostro test. Si tratta di una guarnitura di poco più di 550 grammi realizzata in lega di alluminio 7075 T6 lavorata interamente al CNC e con asse in lega leggera. Quella che vedete nelle foto è dotata di giro bulloni da 110 millimetri e quindi è in grado di supportare anche guarniture compact. La linea è aeorodinamica ed è il modello preferito per il montaggio sulle biciclette da cronometro. D’altra parte si adatta benissimo anche alle biciclette da corsa tradizionali.
Ulteriori informazioni: www.rotorbike.com
AGGIORNAMENTO:
Per chi fosse interessato può risultare utile la lettura anche di questo allegato (in inglese) realizzato dall’azienda spagnola. Cliccare per scaricare il pdf.
Redazione Cyclinside