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Ciclisti e coscienza sporca. Quella degli altri

17 dic 2015

L'uscita infelice del consigliere comunale di Vicenza, Claudio Cicero, che ha detto che “fucilerebbe i ciclisti che non vanno sulle ciclabili e quelli che col buio non sono adeguatamente visibili...” e così via, non deve distogliere dal contenuto del suo discorso. Vero che in un consiglio comunale ci si aspetterebbe se non cultura, almeno educazione e parlare di “fucilare” qualcuno nella nostra Italia che la pena di morte l'ha abbandonata con vanto di civiltà da un bel po', non fa fare bella figura alla persona e alla città.

A parte (faticosamente) questo, il discorso sull'educazione dei ciclisti è sempre più sentito. Segno di un movimento che cresce e che si propone, tra l'altro, di dare anche il buon esempio a chi è abituato a prendere l'auto per fare pure poche centinaia di metri.
Non ci dobbiamo dimenticare, però, che bicicletta non è una scusa per essere al di sopra della legge. Non vale che sia un mezzo ecologico e risolutivo del traffico. Non vale nemmeno che il ciclista, rispetto ad un mezzo motorizzato (moto comprese) sia in condizione di maggiore fragilità sulle strade, anzi.

È una questione di educazione e di rispetto delle regole. I ciclisti che si comportano male mettono nei guai loro stessi e pure gli altri ciclisti. Gli automobilisti meno intelligenti non aspettano altro per poter attaccare la categoria e chiedere di rinchiudere i ciclisti nelle riserve delle ciclabili, invece che rispettarli come utenti della strada a pari diritti (quali sono). E magari facciamo anche dimenticare anche idee improprie di tasse sulle biciclette.

Ed è inutile portare esempi di altri paesi europei dove le ciclabili sono degne di questo nome, non sono contese con i pedoni e rispettano regole basilari di costruzione e manutenzione.
Che poi basterebbe davvero poco: un po' di buon senso. Quello in bici si tende ad imparare rapidamente se non lo si ha già.

 

GR